L' ULTIMO DEI CASTAGNARI "er callarostaro"
in una roma che cambia ,in un quartiere che si trasforma ,ci sono personaggi ,che loro malgrado, hanno la capacità di fermare il tempo, di fissarlo come non fosse mai passato.
chi ha la mia età e non solo ,sicuro lo ricorda, perché da lì non si è mai mosso, è "il signore delle castagne" come lo chiamavo da piccolina , seduto davanti all' entrata della Rinascente a piazza Fiume.
Dall'inizio dell'autunno fino ad inverno inoltrato ,da più di 50 anni arriva con la sua ape 50 verde scuro ,il suo braciere, sempre lo stesso, uno sgabellino e due sacchi di carbone e castagne, comincia con cura e pazienza ad intagliarle , accende la brace, in un istante la strada "profuma" di buono, di infanzia, di ricordi belli, di felicità . riesco a percepirlo anche aprendo la finestra di casa ,lo cerco con gli occhi e il tempo si ferma.
Il suo nome è TITO , l'ultimo dei castagnari , vestito di scuro ,con la coppola appena appoggiata sul capo , chino a preparare i cartocci , sull'ottantina, silenzioso e riservato, il viso abbronzato e segnato dal tempo.
originario di un paesino in provincia di Chieti , non ha mai fatto altro nella vita se non il castagnaro . gli chiedo se posso fargli una foto e scrivere qualcosa su di lui e mi risponde :" ma io non interesso a nessuno!" "e invece ti sbagli" gli dico " sei una parte di questo quartiere , sei nei ricordi di tanti "bambini " come me!"
allora mi sorride a modo suo e si mette in posa.
in una Roma dove i castagnari ormai li trovi solo al centro (anche ad agosto😖) , tutti stranieri gestiti da chissà chi , con i prezzi alle stelle ,TITO sopravvive ai cambiamenti ,al tempo che fugge ,alla Roma che sparisce.
BUON NATALE TITO 💙
Semplicemente pazzesca ! Brava Roma con la
RispondiEliminaJ
Grazie 🤩
EliminaChe storia . Ci passo spesso lo conosco è un pezzo di Roma ❤️
RispondiEliminaVerissimo
EliminaChe brava 🤩
RispondiEliminaAmo queste storie
EliminaChe bello complimenti. Un pezzo di Roma
RispondiEliminaMi fa piacere che sia piaciuta a molti
EliminaMI raccontava mio padre che quando era in collegio, anni '20, al Massimo, dai Gesuiti, faceva tanto freddo che tutti usavano le callaroste per scaldarsi le mani, ed evitare i geloni. Allora era un mestiere che fruttava ...
RispondiEliminaCe ne vorrebbero di più di questi bei racconti !
EliminaBrava Laura ! Sei veramente originale , creativa e usi una scrittura semplice e discorsiva . Continua così che andrai lontano .
RispondiEliminaGrazie di cuore
EliminaTi seguo ovunque sei veramente forte
RispondiEliminaTi seguo anche nel gruppo su fb . 8600 like non è da tutti wow
RispondiEliminaogni volta che lo vedo per un attimo ritorno indietro nel tempo e lo guardo con gli occhi di quando ero bambina. Appena inizia l'autunno riappare, è una presenza rassicurante, che ferma il tempo, grazie a lui di esserci e a te di averlo raccontato nel blog
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