teatro Jovinelli e Totò. parte 1







Giuseppe Jovinelli era nato a Caiazzo, piccolo paese ora in provincia di Caserta, nel 1866. Ben presto, però, la voglia di uscire da un ambiente paesano, dove l’unica prospettiva di futuro era nei campi, lo spinse a guardarsi intorno alla ricerca di fortuna nella vicina città di Napoli.Giuseppe Jovinelli, giunto a Roma con le migliori speranze, riuscì a diventare il padrone assoluto della piazza, in un modo a dir poco fiabesco. Secondo Totò infatti, la piazza era a quei tempi sotto il controllo di un noto esponente della malavita locale detto Giacomo Il Frascatano.  Jovinelli, giuntovi per caso, si trovò a partecipare a un gioco allora molto in voga: il gioco delle tre carte. Seguendo il movimento delle mani del croupier improvvisato, egli riuscì a indovinare dove si trovava l’asso: per questo non volle pagare e, anzi, pretese di avere i soldi della vincita. Giacomo Il Frascatano intervenne minacciandolo se non avesse pagato. La netta risposta di Jovinelli e il suo dimostrarsi pronto a sfidarlo fece comprendere al Frascatano la forte personalità dell’uomo che aveva di fronte. Decise, quindi, di dargli il controllo della piazza. Storia o leggenda che sia, fatto sta che da allora il bello e il cattivo tempo in essa venne fatto da Giuseppe Jovinelli. Sin dal 1896 piazza Pepe, come abbiamo detto, era stata adibita a luogo per spettacoli popolari. Questi erano delle semplici strutture in legno per la cui costruzione bastava una licenza stagionale. Tutta la  piazza era ormai sotto il controllo della famiglia Jovinelli.

I baracconi avevano i nomi più vari come il baraccone delle meraviglie






nei baracconi si svolgevano spettacoli di ogni genere dalla donna barbuta all'uomo proiettile ,spettacoli comici e drammatici, giochi di prestigio insomma una sorta di luna park.








i baracconi di piazza Pepe erano costruzioni in legno e perciò soggette a pericoli d’ogni genere. Il nemico peggiore era rappresentato dal fuoco. Don Peppe Jovinelli ne conosceva bene i rischi. L’unica soluzione per evitare ulteriori problemi era di costruire un teatro in muratura.  Nel 1903 era ormai giunto il momento di fare il grande passo verso un teatro vero.


il 3 marzo del 1909 il Teatro Jovinelli fu inaugurato.




Finalmente in una sera di marzo del 1909 Giuseppe Jovinelli vide realizzarsi quel sogno che aveva inseguito per tanti anni: aprire un teatro vero, in muratura e destinato ad un pubblico molto più vasto rispetto a quello dei baracconi. Il Teatro Jovinelli sarebbe diventato, in breve tempo, uno dei più importanti teatri di varietà di Roma. E questo grazie soprattutto alla bravura del suo fondatore, che riuscì a portarvi ciò che di meglio potesse offrire il teatro popolare di allora.


Tra il 1919 e il 1920 arrivò allo Jovinelli un’artista allora praticamente sconosciuto ma destinato a diventare uno dei più famosi attori comici italiani: Totò, al secolo Antonio De Curtis. Dopo anni di dura gavetta, il futuro grande comico aveva deciso di lasciare il teatro dialettale (fino allora aveva ottenuto solo piccole parti in compagnie locali) per tentare la carta del teatro di varietà. Questa scelta risultò essere la vincente, grazie anche alla fiducia che ebbe in lui Giuseppe Jovinelli:

Totò, con l’aiuto della sua fervida fantasia riusciva, almeno in parte, a sfuggire al grigiore quotidiano e anche a trovare il coraggio per prendere importanti iniziative determinanti per la sua carriera. Una fu senza dubbio quella di presentarsi al mitico Jovinelli nella speranza di ottenere una scrittura.






Si propose al grande impresario come l’imitatore di Gustavo De Marco, riuscendo a trovare il consenso di Jovinelli, divertito dal suo modo di recitare. Subito gli venne proposto di firmare un contratto di una settimana. La sera del debutto Totò si presentò

con tre macchiette di Gustavo De Marco: Il bel CiccilloVipera Il Paraguay con grande successo. Il pubblico lo applaudì calorosamente gridando per incoraggiarlo: “Sei meglio di De Marco!”. A quel complimento, Totò si sentì orgoglioso e [...] vide entrare Jovinelli, per la prima volta entusiasta di un principiante.




Il successo che ottenne fu tale che don Peppe decise di rinnovargli il contratto per qualche mese.

Per la prima volta [Totò] ha un camerino dove può depositare il costume e la scatola di latta che contiene le matite la cipria per il trucco.  Il giovane De Curtis si sente arrivato, anche perché Jovinelli non ha esitato a mettere il suo nome in grande sui manifesti.Nel 1921, dopo aver ottenuto un contratto alla Sala Umberto I di Roma, Totò diede l’addio al teatro che lo aveva lanciato: ormai era pronto per volare verso un successo che allora, forse, nemmeno lui si aspettava, ma egli non dimenticherà mai il teatro e l’uomo che gli avevano dato quella fiducia necessaria per poter sfondare nel mondo dello spettacolo. Si racconta che poco prima di morire, nel 1967, Totò volle tornare al teatro Jovinelli. Comparve così, all’improvviso, davanti a Graziano Jovinelli, proprietario di quello che ormai non era più lo Jovinelli ma l’Ambra-Jovinelli.

Quel pomeriggio Totò volle assistere allo spettacolo dal loggione, nascosto fra militari e operai: ma il pubblico lo riconobbe e lo applaudì.

Due mesi dopo, uno dei più famosi comici italiani del ventesimo secolo sarebbe morto, lasciando vivo il suo ricordo nelle decine di film da lui girati. E molto di quello che ottenne lo doveva a Giuseppe Jovinelli e al suo “fiuto inconfondibile nell’individuare le capacità di un artista” che gli permetteva di scoprire un talento da una semplice occhiata.





















 

Commenti

  1. Questa è bellissima!!! Comunque lo zzzzzio assomiglia a Giuseppe 😉❤️

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  2. MI PIACEREBBE TANTO CONOSCERE IL SEGUITO DELLA STORIA .

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  3. Mio padre che studiò giurisprudenza a Roma negli anni trenta mi diceva che andava spesso al Teatro Jovinelli a vedere Totò e mi raccontava anche che nella rivista il comico napoletano era ancora più bravo ed esilarante che nei film!

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